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Dagli scavi reperti di età romana

I risultati della campagna 2021 sono molto positivi.

Da sessant’anni nella parte italiana della Val Bregaglia si indaga nel terreno per scoprire la storia dell’Antica Piuro, il ricco borgo di artigiani e mercanti sepolto da una frana che provocò quasi mille morti la sera del 4 settembre del 1618. Ma grazie al lavoro degli archeologi attivi in questi giorni a Borgonuovo, il paese delle cascate dell’Acqua Fraggia, sono emersi manufatti, una moneta di epoca romana e tre tombe che risalgono, secondo le prime valutazioni, a circa mille anni prima della tragedia. A Piuro si scava sin dai giorni successivi alla frana di 403 anni fa. Subito dopo la catastrofe il commissario grigione Fortunato Sprecher coordinò le prime ricerche, ma non si trovarono superstiti. Nel 1961 venne fondata a Berna l’Associazione italo-svizzera per gli scavi di Piuro e la nuova campagna iniziata cinque anni fa è l’evoluzione di quest’esperienza. Ma il frutto del lavoro che vede impegnati docenti e studenti dell’Università di Verona è davvero straordinario, perché consente di andare indietro nel tempo fino all’Alto Medioevo. Per molti secoli alla base della fortuna dell’Antica Piuro ci fu la pietra ollare estratta e lavorata nella parte italiana della Val Bregaglia. E proprio un contenitore integro fatto di questo materiale è stato uno dei ritrovamenti più importanti tra quelli dei giorni scorsi, illustrati nel corso di una visita guidata che la scorsa settimana ha coinvolto più di cento persone nella zona del Mot del castel di Borgonuovo. A guidare quest’attività c’erano Nicola Mancassola, professore di metodologia della ricerca archeologica dell’ateneo veronese, il presidente dell’associazione Gianni Lisignoli e il sindaco di Piuro Omar Iacomella. «È particolarmente interessante perché è associato ai livelli più antichi di frequentazione del sito archeologico - spiega Mancassola -. Rispetto al villaggio di età carolingia e pieno medievale che si è trovato negli scorsi anni stanno emergendo varie strutture più antiche». Dalle precedenti campagne di scavi, ma anche da eventi casuali, sono emerse in passato centinaia di monete medievali. Stavolta è stato ritrovato un reperto davvero antico. «Si tratta di una moneta dell’imperatore romano Teodosio I che ci rimanda al quarto secolo dopo Cristo - prosegue il docente dell’ateneo veronese -. C’è da dire che il momento della coniazione potrebbe non essere il periodo in cui questa moneta è stata persa. Alcuni pezzi sono stati in circolazione per due secoli».

Un altro ritrovamento dei giorni scorsi è eccezionale. «Stiamo parlando di tre tombe scavate direttamente nel terreno naturale. Sono state strutturate costruendo una sorta di cassa. Queste sepolture sono molto antiche: potrebbero risalire al sesto o al settimo secolo dopo Cristo. La risposta definitiva ce la darà lo studio effettuato con l’analisi del carbonio-14».  L’analisi di questi resti umani è iniziata subito dopo la scoperta, come sottolinea Ambra Lo Jacono, studentessa dell’Università di Ferrara. «Il lavoro dell’antropologo è quello di creare un identikit della persona che si trova in un sito archeologico - spiega -. Si basa sulla determinazione dell’età, del sesso e delle eventuali patologie».  

È naturale, quindi, interrogarsi sull’identità delle persone sepolte. Ma come rileva Mattia Cantatore, uno dei responsabili dell’attività di scavi, al momento non se ne sa molto. «Per adesso è una domanda alla quale non riusciamo a rispondere - chiarisce -. La speranza è che, allargando gli scavi, riusciremo a dare risposte a tutte queste domande che ci poniamo». Al di là di questo mistero, il bilancio è davvero positivo, assicura Nicola Mancassola. «Chiaramente non è finita: ai bordi dello scavo si vedono già altre strutture che analizzeremo nelle prossime campagne e che riserveranno sicuramente altro interessanti sorprese».

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